VALLEFIORITA

Le origini di Vallefiorita sono antichissime. Fino alla seconda metà del medioevo la cittadina recava il nome di “Conca D’Oro” poiché particolarmente ricca di agrumeti, vigneti e coltivazioni di grano. Successivamente venne denominata Sant’Elia, per via della costruzione di un eremo Basiliano nel territorio comunale di cui sono ancora visibili le tracce in località Monastero, nome che portò fino alla seconda metà del XIX secolo. Il borgo subì diverse incursioni da parte dei Saraceni, che lo distrussero più volte. Divenne Casale e poi Univesitas di Squillace. Fu proprietà della famiglia Lancia dal XIII al XIV secolo. Nel 1494 la figlia di Federico D’Aragona, Signore di Squillace, sposò un giovane della Famiglia Borgia, che ricevette in dono il borgo. Nel 1755 i De Gregorio diventarono signori di Sant´Elia e mantennero il governo del paese fino al 1755, col titolo di Marchesi di Squillace. Nel 1783 un devastante terremoto provocò ingenti danni al paese e al territorio circostante. Al tempo della Repubblica Napoletana il generale Championnet, incaricato dell’ordinamento amministrativo dello Stato elevò Sant’Elia a Comune, e lo inserì nel cantone di Catanzaro. Nel 1811 la famiglia Borbonica napoletana lo inserì nel circondario di Squillace. Dopo la guerra d´Indipendenza fu annesso al Regno d´Italia e Vittorio Emanuele II, nel 1863, accettò il cambiamento del nome da Sant’Elia a Vallefiorita.

L’antico Frantoio


Le macine

Oltre al caratteristico centro storico, si può visitare la Chiesa di S. Sergio del XIX secolo con all’interno decorazioni realizzate da Cefaly e da Pignatari. Sulla sponda sinistra del torrente Herraru è possibile vedere i resti del monastero basiliano. La Chiesa parrocchiale è intitolata a S. Sergio e Soci (“soci” erano: Bacco, Marcello, Apuleio, uniti a San Sergio nel cammino storico di santità) costruita tra il 1790 e il 1870. Presenta una facciata neoclassica, ha annessa una torre campanaria a base e copertura quadrata. Proseguendo nel centro abitato si può ammirare Palazzo Calogero, edificio del seicento. L’altro palazzo del Comune è Palazzo Bongarzone: di questa antica dimora gentilizia si conserva un portale litico a bugne del XIX secolo.

Portale di Palazzo Calogero


Chiesa di San Sergio

Altro grande elemento storico è rappresentato dagli antichi mulini ad acqua: al loro interno si trovano ancora oggi gli enormi recipienti in legno e le macine pesantissime che servivano a lavorare il grano. Proseguendo, nell’intero territorio comunale è possibile ammirare diverse qualità di piante e fiori. Un manto verde avvolge l’abitato di Vallefiorita, un profumo di natura incontaminata inebria l’intero abitato. Seguendo le strade lastricate che si aprono improvvisamente a larghi spiazzi per poi richiudersi in stretti e caratteristici vicoletti, si abbandona il borgo e si giunge nelle zone dove il verde regna sovrano.
L’economia del piccolo centro si regge quasi esclusivamente sull’agricoltura. Molte, infatti, le terre coltivate a vite, ulivo e cereali. Grazie al microclima l’olio extravergine che si produce è di ottima qualità tanto da spingere l’Amministrazione Comunale a iscrivere Vallefiorita all’associazione nazionale Città dell’Olio. Per quanto riguarda il vino, primeggiano le varietà malvasia, zibibbo e moscato.

Mulino ad acqua

Portale Palazzo Bongarzone

 

Testi e immagini sono tratti dalla pubblicazione “Le Terre del Sole“. Foto di Giuseppe Burdino.